martedì 24 giugno 2008

Carlo Ruta condannato per stampa clandestina

Sgomenti.

Accade questo quando il coraggio e l'abnegazione di un giornalista si scontrano contro il muro di gomma dei poteri forti. Carlo Ruta, amico giornalista e storico è stato condannato ad una pena pecuniaria per stampa clandestina.
Non importa che Carlo Ruta se la sia cavata con poco più di una multa e il pagamento delle spese processuali... In primo grado quest'uomo era stato condannato ad otto mesi di prigione. Condanna assurda, condanna ridicola. Un diritto, quello della libertà d'espressione, leso da una sentenza oscurantista ed inquietante. Un pretesto eretto a difesa dei soliti noti, degli amici degli amici. Un pretesto per tappare la bocca e per mettere a tacere una delle poche voci libere ancora degne di essere definite giornalista.

Carlo Ruta condannato per stampa clandestina? No amici cari. Carlo Ruta è stato condannato per quello che ha detto. Carlo Ruta è stato condannato perché la finisse di scoperchiare gineprai, di rompere le scatole con la ricerca di una verità altra, perché la sua condanna fungesse da lezione e monito ad altri. Punirne uno per educarne cento...

Puniteci tutti allora, condannate tutti noi perché
tutti noi siamo colpevoli. Colpevoli come un uomo che volevano mettere in cella per essere rimasto libero nello spirito.

Una colpa, questa, che il Potere non può certo lasciare impunita.

lunedì 16 giugno 2008

Schede rifiutate: è accaduto anche a Modica

Le elezioni amministrative a Modica turbate da quello che appare come il mancato rispetto delle norme in materia. Rifiutare la scheda elettorale: una possibilità che la legge non vieta all’elettore e che il presidente di seggio dovrebbe essere tenuto a verbalizzare. È accaduto nella mattina di domenica 15 giugno all’interno del seggio n. 30 presso la scuola elementare Denaro – Papa, in via Sulsenti. Un elettore, Giovanni Giannone, munito del proprio certificato elettorale, ha chiesto al presidente di seggio di poter rifiutare la scheda elettorale come forma di protesta simbolica e di far mettere a verbale le ragioni di questo suo gesto. Il presidente, piuttosto stizzito dalla richiesta, ha dichiarato di non poter procedere alla verbalizzazione e ha imposto all’elettore due soluzioni entrambe non rispondenti alle sue esigenze: o allontanarsi dal seggio senza aver votato, o votare, e nel segreto della cabina esprimere la propria protesta annullando la scheda o consegnandola bianca. Non solo. Il segretario del seggio ha redarguito con tono bonario l’elettore affermando che il presidente, in quanto avvocato, conosceva bene la legge e per tale motivo avrebbe fatto bene a seguire i suoi consigli. Anzi, per essere più precisi il segretario ha appellato il presidente definendolo “mio marito”. Se ciò fosse vero allora ci si chiede come mai il presidente, da avvocato che conosce bene la legge, abbia dimenticato di applicare l’art. 16, comma 2 della legge regionale 35/97 che recita testualmente “Il segretario non può in alcun caso appartenere al medesimo nucleo familiare del presidente del seggio né può essere legato da rapporto di parentela o affinità sino al terzo grado”.

Ad ogni modo l’elettore, per evitare di turbare le operazioni di voto ha desistito dai suoi propositi. Così, dopo aver protestato civilmente, è stato costretto a votare anche perché nella fretta della compilazione uno degli scrutatori presenti nel seggio aveva già riempito sul verbale la casella in cui si appone la scritta “l’elettore ha votato”.

Dopo aver lasciato il seggio l’elettore ha però deciso di informarsi meglio su questa possibilità di cui i media nazionali avevano a lungo discusso durante le scorse elezioni. Recatosi all’ufficio elettorale del Comune il signor Giannone, esposto il suo problema al responsabile dell’ufficio, ha preso visione delle norme riguardanti l’esercizio di voto e ha trovato parziale conferma di quanto già sapeva: purtroppo però, esistendo un vuoto legislativo che non contempla la possibilità di rifiutare la scheda, il responsabile non ha potuto dirimere in maniera definitiva la questione. Se la legge non contempla la possibilità di rifiutare la scheda elettorale ciò implica, sostiene l’elettore, che neppure lo vieta. Pertanto compito del segretario sarebbe stato, secondo il parere del signor Giannone, quello di verbalizzare la sua decisione e lasciare che fossero le autorità competenti a decidere sulla legittimità o meno della richiesta. Così non è stato e il signor Giannone, sentendosi leso nel diritto di esprimere al meglio le proprie posizioni, adesso sta contemplando la possibilità di rivolgersi ad una associazione di tutela dei consumatori per procedere nella maniera che riterrà più opportuna.

domenica 15 giugno 2008

La guerra dei cloni


Dopo una campagna elettorale impari in cui le forze di destra hanno deciso di attaccarsi a vicenda (la querelle Drago – Minardo ad esempio), dopo che il Pdl ha sovrastato una sinistra ridotta al lumicino e praticamente scomparsa, in quel di Modica si è finalmente votato. Elezione del sindaco al primo turno o ballottaggio fra quindici giorni? Nessuna meraviglia se Scucces vincesse al primo turno: non per le capacità effettive del candidato a sindaco – gran brava persona si dice, ma dal punto di vista politico non mi pare abbia lasciato tracce degne di nota – ma per l’enorme macchina elettorale che due cavalli di razza come Nino Minardo e Peppe Drago sono stati in grado di imbastire. Se Scucces vincerà, nonostante i colpi di testa di Piero Torchi la longa manus dei soliti poteri forti continuerà a stringere e soffocare la politica modicana. Anzi qualcuno vocifera che in caso di vittoria Scucces chiamerà come vicesindaco l’assessore provinciale Enzo Cavallo mentre al posto di Cavallo monterebbe in sella un Piero Torchi redivivo: sempre che l’ex sindaco di Modica non abbia già trovato posto nel C.d.A dell’aeroporto di Catania, chiaramente.

Se vincesse Buscema al primo turno si aprirebbe certamente un nuovo corso per la politica modicana: non si sa se buono o peggiore. Certamente diverso, con i poteri forti ostacolati da una gestione differente della cosa pubblica: almeno secondo quanto ha detto Buscema durante la campagna elettorale, sperando che, una volta al potere, non corrompa la sua anima di politico allo stesso modo degli altri. Enzo Scarso, nonostante l’appoggio incondizionato dell’ex senatore Riccardo Minardo non riuscirà mai a vincere al primo turno, inutile perdere tempo dietro a considerazioni di questo tipo.

Se nessuno dei tre candidati a sindaco dovesse ottenere la maggioranza più uno dei voti si andrebbe al ballottaggio tra quindici giorni. A questo punto si registrerebbero scenari inediti di inciuci e compromessi. È quasi scontata infatti l’alleanza tra Pd ed Mpa contro il Pdl: in tal caso Scucces non avrebbe partita e dovrebbe lasciare la poltrona di palazzo san Domenico ad Antonello Buscema. Il quale, visto l’appoggio logistico dell’Mpa si ritroverebbe in giunta un partito organico al centro-destra e sarebbe, volente o nolente, quasi un passacarte del Movimento per l’Autonomia. Ma Mpa al potere a Modica significa una sola cosa: Riccardo Minardo. In effetti questa competizione elettorale è sembrata a molti solo un nuovo episodio della faida familiare, ferocissima ancorché combattuta con copioso spargimento di parole, tra l’ex senatore Riccardo Minardo e il nipote, adesso onorevole, Nino Minardo. Non c’entra niente la politica, non c’entrano niente i modicani: è l’occupazione militare delle sedi istituzionali l’obiettivo, la divisione della torta del potere.

Non importa quale candidato a sindaco troveremo a palazzo san Domenico: sappiate solo che dietro di lui ci sarà certamente l’ombra di un potere forte, di famiglie che sembrano avere ormai conquistato la città e non vogliono più lasciarla.

Al voto, al voto!