lunedì 22 maggio 2006

Pollitica

Come tanti galli che lottano per conquistare la gallina dalle uova d'oro di palazzo dei Normanni, i candidati alle regionali stanno in questi ultimi giorni dando vita ad una campagna elettorale inquinante e volgare che non tiene minimamente conto non dico dell'intelligenza, quanto del rispetto per i cittadini.

Basta girare per la città di Modica.

Forse ricorderete del divieto di incollare manifesti di qualunque genere (compresi quelli funerari) al di fuori degli spazi consentiti, così come credo ricorderete delle rimostranze avanzate dai vigili urbani ad un gruppo di ragazzi che voleva esporre un po' di tempo fa la bandiera della pace da un balcone che si affaccia sul corso Umberto. Forse queste norme valgono solo per i comuni cittadini? Non possiamo fare a meno di notare come, oltre ai manifesti selvaggi presenti ovunque – chiaramente senza tenere conto dei cartelloni autorizzati ed assegnati dal Comune – ogni candidato modicano possieda uno o più balconi del corso Umberto che pubblicizzano, con tanto di manifesti e simboli politici la propria effigie. Non solo. Noto con un certo disappunto che i manifesti non hanno risparmiato nemmeno i muretti a secco delle campagne, i muri delle ville antiche nonché i vicoletti della tanto osannata città patrimonio dell'Unesco. Non ho timore di dire che quando posso strappo via i suddetti manifesti illegali: considero quelle cartacce come una profonda mancanza di rispetto per quei beni culturali che si dice tanto di voler difendere.

C'è chi non s'ingegna particolarmente e, oltre a tappezzare con un numero inverecondo di manifesti l'intero territorio della città e a rinnovarli periodicamente, sfrutta i distributori di carburante del paparino che tengono in bacheca, ben protetta e sotto chiave, la sua effigie con tanto di logo. C'è chi occupa con i propri faccioni i cartelloni pubblicitari 6x3 come se fossero delle mozzarelle in offerta (prontamente coperti dall’amministrazione comunale, bisogna dargliene atto) o chi sfrutta la propria posizione pubblicizzando eventi e feste paesane. C'è chi viola la par condicio dai media di famiglia e chi invece non possedendo simili soluzioni decide di tappezzare le auto in sosta e le cassette delle lettere di santini, forse ignorando che una pratica simile oltre ad essere altamente inquinante e terribilmente fastidiosa è vietata dalla legge.

Simili forme di propaganda sono un insulto all’intelligenza dei cittadini perché ritengono che il favore si conquisti semplicemente con la visibilità e non con un programma!

Quando andrete a votare domenica, votate con coscienza. Votate chi ritenete più opportuno, ma fate che il vostro voto sia dettato dalla fiducia in un programma e non dalla visibilità di un personaggio o da un voto di scambio.

lunedì 15 maggio 2006

Baffi postali

Credo che tutti voi sarete stati almeno una volta alla Posta di viale Medaglie d'Oro di Modica e credo che tutti voi avrete fatto la fila annoiandovi e cercando di ingannare il tempo guardandovi intorno. Sicuramente avrete notato aggirarsi tra i clienti in attesa di accedere alle casse uno strano signore. Un po' in carne, baffetto, pochi capelli, diverse penne sistemate nel taschino della camicia. E tante monetine tintinnanti nelle tasche dei pantaloni.

Non fa la fila, non attende il proprio turno, s’impiccia degli affari altrui non rispettando alcuna privacy, ma soprattuto si può vedere spesso ronzare intorno agli anziani che si recano alla Posta. Cosa fa quest'uomo? Li accompagna, li aiuta a firmare, li assiste, conta anche i soldi al posto loro se necessario. Che sant’uomo. Peccato poi che l’anziano di turno gli lasci una mancia. Uno, due euro, qualcuno anche di più secondo l’operazione cui quest’uomo ha assistito. Una sorta di tacita mini-estorsione. Tutto questo era iniziato nella vecchia sede di Corso Umberto e continua tuttora dopo il trasferimento in viale Medaglie d’Oro.

Inutile dire che la presenza di quest’uomo all’interno dei locali della Posta non ha ragione di esistere. È una presenza assolutamente illegale che attecchisce nel disinteresse (o nella tacita connivenza) del direttore e dei cassieri. Non ditemi che non si sono accorti di lui per favore, visto che intrattiene cordiali rapporti con ogni impiegato di quell’ufficio postale. Non si può portare nemmeno come scusante la disoccupazione, visto che quell’uomo percepisce una sostanziosa pensione statale – uno di quei baby-pensionati che hanno terminato il proprio servizio a quarant’anni. Quando si decideranno a cacciarlo da lì? Non esiste alcuna differenza tra lui e un mendicante all’uscita: il mendicante punta sulla pietà, lui su un supposto servizio fornito. Ma il fine è sempre quello di ottenere denaro, né più né meno. Non è una polemica pretestuosa la mia: la civiltà di un popolo si vede anche da queste piccole cose.