lunedì 8 ottobre 2007

Haute couture e malcostume a Modica

Modica patrimonio dell’umanità. Modica città dalle cento chiese. Modica città natale di Quasimodo e Campailla. Modica culla del cioccolato. Modica capitale dell’alta moda italiana… Questa notizia suonerà nuova alle orecchie di molti: non tutti sanno che a Modica esiste uno dei più grandi indotti tessili d’Italia, con centinaia e centinaia, forse anche migliaia di sartorie sparse per la città. Tuttavia non preoccupatevi se, nonostante lo sforzo, non riuscite a visualizzare nemmeno una di tutte queste fiorenti attività commerciali.

Probabilmente perché, a parte un paio, a Modica di sartorie non ce n’è manco l’ombra. O meglio: tali sartorie esistono formalmente, ma basta recarsi in campagna, nei terreni in cui, sulla carta, dovrebbero sorgere le sartorie per trovare al posto di laboriosi artigiani del taglio e cucito tante graziose villette unifamiliari con giardinetto, barbecue e gazebo.





La campagna modicana violentata da gente senza scrupoli rappresenta il frutto di un malcostume che in questi anni sembra essere degenerato ampliandosi a macchia d’olio su tutto il territorio del Comune. Tutto grazie ad una intuizione furbesca, al solito lassismo della pubblica amministrazione e alla compiacenza di Uffici Tecnici che fingono di non capire cosa stia accadendo. Secondo la normativa vigente per costruire in campagna una casa di cento metri quadrati occorre un terreno di almeno 10.000 metri quadrati: sempre secondo la normativa però, in campagna si può costruire un locale a destinazione artigianale di cento metri quadrati in soli 3.000 metri quadrati di terreno, triplicando, in pratica, l’area edificabile.

Così basta presentare un progetto di uno o più locali artigianali, l’Ufficio Tecnico fornisce l’autorizzazione perché il progetto è perfettamente in regola con le normative vigenti e poi imprenditori con pochi scrupoli, una volta tirati su i pilastri, realizzano tante villette a schiera per la gioia di chi vuole passarsi lo sfizio della casa in campagna…

Ecco spiegato il proliferare abnorme di tanti piccoli cantieri nella campagna modicana. Inoltre non è un caso se si annoverano soprattutto destinazioni artigianali quali sartorie, fiorerie, laboratori di trasformazione alimentari – sembra vadano forte anche le toelettature per cani. Il motivo è presto detto. Un progetto per locale artigianale è decisamente diverso da un progetto per una civile abitazione: c’è un diverso solaio, una diversa suddivisione degli ambienti, una maggiore quantità di ferro da usare nella struttura artigianale, tante piccole differenze tecniche motivate dalla diversa destinazione d’uso. Il progetto di una sartoria o di una fioreria viene perciò preferito ad altri perché molto simile a quello di una casa, quantità di ferro compresa, in modo tale che la gente non abbia l’impressione di andare a vivere in un capannone.

Pazienza se l’imprenditore dovrà vendere a minor prezzo le villette perché sulla carta sono dei locali artigianali. Pazienza se l’acquirente avrà grossi problemi per ottenere il mutuo, soprattutto se non è un artigiano, e i tassi calcolati saranno quelli per un locale artigianale. Pazienza se il piano regolatore della città, ormai mummificato nonostante gli innesti delle varianti votate per favorire qualche amico imprenditore, prevedeva altro in quel territorio.

Direte: ma chi controlla? Difficile che avvengano dei controlli se questi non convengono a nessuno. Le imprese lavorano, gli imprenditori fanno affari, la gente si ritrova una casa in un luogo che la legge vieterebbe e magari ha pure la faccia di bronzo di chiedere l’illuminazione pubblica. Per non parlare del Comune, il quale si ritroverà con un gigantesco mucchio di soldi quando verranno istituite delle sanatorie per mettere in regola tutti questi finti locali artigianali. Alla luce di questi fatti, pensate davvero che qualcuno abbia interesse a far rispettare la legge?