sabato 10 giugno 2006

Chi se ne frega di una grotta

Passeggiando per Cava Ispica si noterà che esiste un parco striminzito, recintato, controllato con tanto di ingresso a pagamento – parleremo anche di questo, datemi tempo. Esistono tuttavia, lungo la cava, alcune grotte e chiesette rupestri non custodite che si possono visitare liberamente. L’accesso è segnalato da indicazioni e tabelle che descrivono brevemente il sito, anche se talora l’accesso al luogo risulta difficile o addirittura impossibile a causa dell’incuria mostrata dalle istituzioni e della pessima gestione dell’intera area archeologica.

Cominciamo pubblicando la testimonianza riguardante la chiesetta rupestre di san Nicola.

Posta a qualche decina di metri dall’ingresso del parco (dunque all’esterno dello stesso), la raggiungiamo a piedi. Alla nostra destra notiamo lavori di abbellimento della strada con muri a secco ancora allo stadio iniziale, alla nostra sinistra invece un interessante esempio di area verde:







L’indicazione della chiesetta esiste ancora ma è stata divelta dal suolo e buttata a terra




Una piccola salita ci porta alla chiesetta: notevoli le aiuole alla nostra sinistra







i sofisticati sistemi di protezione









nonché la copertura in eternit, vietata dalla legge di questo Stato ormai da qualche annetto





All’interno della chiesa non esiste nulla: nessuna traccia di cura, nessun sistema di protezione per i resti di affreschi, nessun restauro evidente. Il luogo è lasciato in balia del caso. Diciamo che se qualche vandalo volesse danneggiare la chiesa potrebbe farlo tranquillamente senza essere notato da nessuno... Questo post rappresenta il primo di una serie che denuncerà lo stato miserevole dei nostri beni d’interesse storico, artistico ed archeologico: contro la retorica della salvaguardia e i blablabla stantii ed ignoranti degli amministratori di turno su patrimoni dell’Unesco e Beni Culturali.

Ah, ecco ciò che rischiamo di perdere:

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