Errore comune negli amministratori di ogni colore politico è quello di scambiare il concetto di ricchezza con quello di sviluppo. Pensare che i soldi portino necessariamente crescita sociale. Ritenere che la ricchezza di pochi possa fungere da traino per l’intera comunità. L’economia gira con te recitava una Pubblicità Progresso di qualche tempo fa, e il medesimo disco rotto continua a girare sul piatto della politica locale.
Esiste un tabù nella nostra città, ed è quello del Polo Commerciale. Parlare male del Polo Commerciale significa essere bollati come nemico dell’economia modicana, significa attirare su di se gli strali inferociti dei negozianti e dei loro protettori politici… Desidero dunque, con questo breve appunto, rompere un simile tabù.
Dimentichiamo per un attimo di come questa zona sia cresciuta all’improvviso, senza alcuna regolamentazione, provocando l’innalzamento artificioso e la speculazione sui prezzi d’acquisto e di affitto dei locali commerciali. Dimentichiamo di come la mancanza di un piano regolatore abbia trascinato la vocazione commerciale della città lungo un’importante arteria di comunicazione quale la ex-115 inadatta ad assorbire e smaltire volumi di traffico così intensi – gli ingorghi chilometrici durante i fine settimana e le festività ne sono la prova. Dimentichiamo di come il Polo Commerciale abbia creato solo disagi agli abitanti dei quartieri limitrofi. Dimentichiamo di come l’intera zona manchi di aree verdi, piazze, luoghi di socializzazione, illuminazione specifica, parcheggi pubblici. Parcheggi inutili d’altronde, visto che al Polo Commerciale non esistono banchine per la circolazione pedonale e la gente coraggiosa che voglia passare a piedi da un negozio all’altro è costretta a camminare tra le auto in corsa. Dimentichiamo per un attimo di come la piccola impresa, la bottega, il negozietto siano stati spazzati via e l’intera economia cittadina stravolta in favore di investitori per lo più non modicani che si sono guardati bene dal reinvestire in città i capitali guadagnati durante questi anni. Dimentichiamo ogni cosa incalzati dal giustificazionismo diffuso secondo cui il Polo Commerciale dà lavoro. Il Polo Commerciale porta ricchezza. Il Polo Commerciale è un volano per l’economia locale.
Sembra che nessuno voglia accorgersi della lobby potentissima che i negozi del Polo Commerciale hanno formato, una lobby che esercita peso politico notevole nonché una concorrenza schiacciante nei confronti della piccola impresa: orari di lavoro ed aperture festive dovrebbero essere regolamentate in modo da salvaguardare anche il piccolo commerciante che non voglia piegarsi alle logiche della grande distribuzione. Concorrenza schiacciante, concorrenza sleale. Tanto i negozi del Polo Commerciale potranno contare su un esercito di schiavi e schiave sottopagati, sfruttati, umiliati con contratti capestro quando non pagati in nero… I ragazzi e le ragazze che vi lavorano.
Con questo non si vuole dire che ogni negozio del Polo sfrutti i propri dipendenti: certo è, però, che i casi di sfruttamento sono decine e che quasi sempre tutto ciò passa sotto silenzio. Sopportare ed abbassare la testa, incassare il misero assegno di trecento – quattrocento euro al mese e non poter protestare. Perché tanto se non si accettano stipendi da fame e per protesta ci si licenzia il datore di lavoro troverà decine di altre persone disposte a lavorare a quelle condizioni. Perché tanto chi decida di denunciare troverà il vuoto istituzionale e verrà lasciato solo nel disinteresse collettivo. Si capisce dunque di come l’unica azione possibile possa essere un controllo forte e continuo da parte delle istituzioni, che invece sembrano latitare: i sindacati sono assenti, la politica parteggia per i datori di lavoro in nome dell’economia cittadina e di uno sviluppo solo apparente.
Desolante la cecità e l’immaturità dei nostri amministratori. Difendere gli interessi economici di pochi piuttosto che tutelare i diritti dei lavoratori significa giocare irresponsabilmente con le vite di decine di ragazze e ragazzi e ipotecare il loro futuro alle logiche di mercato. Chiediamo il rispetto delle leggi vigenti. Chiediamo il rispetto del lavoratore. Chiediamo controlli reali da parte delle istituzioni preposte. Chiediamo la fine di apparentamenti politico-economici che gravano sul destino della città. Chiediamo solo che le ragazze e i ragazzi di Modica possano ancora sperare in un futuro.
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