Non capita a tutti di scavare nel giardino di casa e trovare uno scheletro di delfino. Vecchio di milioni di anni per giunta. È accaduto a Modica, nei pressi del sito archeologico di Cava Ispica circa un mese e mezzo fa, anche se il proprietario ha voluto rendere pubblica la notizia solo oggi. Mentre ripuliva il giardino dal pietrame in eccesso un giovane geologo modicano, G. D. G, ha rinvenuto un fossile che affiorava dal terreno. Il professionista ha avvertito immediatamente la direzione del museo di Storia Naturale di Comiso, l’unico in provincia di Ragusa. A seguito dello scavo, dopo le prime rilevazioni fotografiche e le misurazioni, i paleontologi hanno asportato circa 500 Kg di roccia per analizzarla in laboratorio. Secondo le prime indiscrezioni, lo scheletro apparterebbe a un Neosqualodon, un delfino preistorico vissuto circa 22 milioni di anni fa nei mari dell’area pre-mediterranea. «Non deve sorprendere il rinvenimento di un delfino a Cava Ispica», ha spiegato il proprietario del terreno, in qualità di geologo, «qui, ventidue milioni di anni fa, al posto della cava c’era il mare». È probabile che dopo la morte il corpo del cetaceo si sia adagiato sul fondale costituito da fanghi calcarei, i quali, solidificandosi nel corso delle ere geologiche, lo hanno “imprigionato” e conservato.
Una scoperta casuale ma di grande importanza: in tutto il mondo si conoscono pochi resti fossili di Neosqualodon. Tra questi, uno scheletro parziale composto da alcuni frammenti di mascella e di costole, rinvenuto nei pressi di Monterosso Almo e conservato al Museo di Storia Naturale di Comiso. Ma per un ritrovamento, quello di Cava Ispica, andato a buon fine, ve ne sono altri in cui reperti sono distrutti dagli artefici del rinvenimento per timore che intervenga la Sovrintendenza, ponendo dei vincoli o bloccando eventuali lavori in corso d’opera. Una collaborazione tra il cittadino e gli enti preposti, invece - com’è accaduto nel caso di Cava Ispica - consente di velocizzare i rilievi e salvare reperti che il caso ha voluto far riaffiorare alla luce del sole dopo milioni di anni trascorsi nell’oblio.
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